Una nuova ondata di richieste si solleva dalle grandi città italiane: i sindaci hanno avanzato una richiesta formale al Governo per ottenere maggiori fondi destinati alla gestione dell’emergenza abitativa. Il tema, da tempo al centro del dibattito pubblico, è stato portato all’attenzione nazionale a seguito della recente presentazione di un piano straordinario volto sia alla costruzione di nuove case popolari sia al sostegno delle famiglie più vulnerabili.

La delegazione, composta da sindaci provenienti da diverse regioni, ha sottolineato come la pressione sugli alloggi urbani sia diventata insostenibile. “Il mercato immobiliare non è più accessibile per una larga fascia di cittadini”, ha dichiarato uno dei portavoce della delegazione. Secondo dati officiali, oltre il 20% delle famiglie nelle metropoli italiane dedica più del 40% del proprio reddito all’affitto.

La proposta avanzata dai primi cittadini prevede un aumento dei fondi per la riqualificazione degli edifici esistenti, la costruzione di nuovi alloggi popolari e incentivi concreti per il housing sociale. “Senza un intervento immediato e deciso,” spiegano i sindaci nel documento presentato, “rischiamo un aumento della marginalità sociale e dell’esclusione abitativa nelle nostre città.”

Il Governo ha accolto con attenzione la richiesta, annunciando la creazione di un tavolo di confronto con le amministrazioni locali. Il ministro delle Infrastrutture ha dichiarato che si sta valutando la possibilità di rifinanziare il Fondo Nazionale per il Sostegno all’Accesso alle Abitazioni in Locazione, già ridotto negli ultimi anni e fortemente richiesto dai Comuni.

Tra le misure incluse nel piano straordinario, c’è anche la previsione di aumentare il numero di alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP) nei quartieri più critici delle città. Questa iniziativa mira a contrastare la crescente disparità tra domanda e offerta abitativa e a ridurre l’impatto negativo degli sfratti esecutivi, che l’anno scorso hanno interessato oltre 56.000 famiglie.

La situazione è aggravata dall’aumento dei costi degli affitti e dal rallentamento dei redditi medi, specialmente tra i giovani e i lavoratori precari. Secondo Confabitare, negli ultimi cinque anni il canone di locazione è salito mediamente del 18% nelle grandi città italiane. Tale incremento ha causato una crescita della domanda di alloggi a prezzi calmierati.

Le famiglie in maggiore difficoltà si trovano spesso a dover scegliere tra il pagamento dell’affitto e altre spese essenziali, come salute e istruzione. Le associazioni dei consumatori lanciano l’allarme sul rischio di una nuova "emergenza sociale", proponendo soluzioni come la detassazione degli affitti concordati e fondi di garanzia per i nuclei familiari più fragili.

Anche il Terzo Settore è stato coinvolto nella fase di elaborazione delle proposte. Organizzazioni come Caritas e Fondazione Migrantes hanno evidenziato come il fenomeno dell’emergenza abitativa sia strettamente correlato alla povertà crescente e alla mancanza di welfare locale, soprattutto nelle grandi aree urbane dove il tessuto sociale è più frammentato.

Le amministrazioni locali chiedono anche una semplificazione delle procedure burocratiche, che spesso rallentano l’erogazione dei sussidi per l’emergenza abitativa. I tempi di attesa per accedere alle case popolari possono superare i due anni nelle città più grandi, alimentando frustrazione e tensioni sociali tra chi vive in situazioni di precarietà.

Dal canto loro, gli esperti di urbanistica e sociologi mettono in luce la necessità di ripensare le politiche abitative in direzione di una pianificazione più sostenibile e inclusiva. La carenza di alloggi si intreccia con il fenomeno dello spopolamento dei centri storici e dell’abbandono degli immobili, che potrebbe invece essere arginato tramite progetti di riuso e valorizzazione.

Le opposizioni in Parlamento hanno colto l’occasione per sollecitare il Governo ad azioni più concrete e immediate, accusando l’esecutivo di aver trascurato per troppo tempo il tema della casa. “Non è più possibile rinviare”, ha dichiarato la deputata Elisa Romano. “Abbiamo bisogno di una strategia nazionale strutturata e di risorse certe per affrontare una crisi che riguarda tutti i cittadini.”

Il dibattito si è fatto intenso anche sui media, dove opinionisti e analisti chiedono un cambio di passo per ridare fiducia a chi si trova senza un tetto sicuro. Nei prossimi mesi, il successo della richiesta dei sindaci dipenderà dalla capacità del Governo di elaborare un piano ambizioso, condiviso e finanziato, che risponda in modo efficace e tempestivo all’emergenza abitativa nelle città italiane.